Riduzioni cinematografiche e libri: un rapporto travagliato

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Nel mondo del cinema si distingue tra sceneggiature originali e di sceneggiature non originali: proprio per evidenziare le differenze esistenti tra le due tipologie, esistono due premi Oscar.
Le sceneggiature originali s’ispirano a un soggetto totalmente nuovo o a fatti realmente accaduti, mentre le sceneggiature non originali si basano su materiale già uscito, più o meno noto al pubblico e pertanto coperto dal diritto d’autore.

Entrambe le strade hanno dei vantaggi e degli svantaggi: una sceneggiatura originale richiede un lavoro creativo maggiore, perché consiste nell’ideare ex novo una storia. Non ci sono quelle linee guida che un romanzo è in grado di fornire: oltre alla pura e semplice trama, mancano ad esempio le indicazioni riguardanti le location, ai paesaggi, alla psicologia dei personaggi. D’altro canto, viene risparmiata la pressione psicologica tipica di quando ci si confronta con mostri sacri, che già contano su un ampio seguito di fans: insomma, Peter Jackson sicuramente ha dovuto farsi molto coraggio prima di mettere mano alla trilogia de “Il Signore degli anelli”!
Puntare su una sceneggiatura non originale (realizzandone una cosiddetta “riduzione”) garantisce, quantomeno nella fase di lancio, una base di spettatori: i fan sfegatati dello scrittore, chi ha amato il romanzo, chi ne era incuriosito ma non l’ha mai letto, chi ha letto altri romanzi di quell’autore. Insomma, esiste già uno zoccolo duro di persone che si recheranno al cinema (anche se, molto spesso, solo per criticare aspramente la pellicola: vedi il recente caso de “Il Piccolo Principe”).

Per garantire questo risultato, molto spesso durante la stesura della sceneggiatura o addirittura sul set, i romanzieri sono coinvolti come “consulenti”. Anche se le riduzioni migliori non necessariamente sono quelle più fedeli all’opera originaria, ma sono certamente quelle che ne mantengono più vivo lo spirito.
Ad esempio, la prima sceneggiatura del pluripremiato film “The millionaire” (titolo originale “Slumdog Millionaire”) non incontrò la piena approvazione di Vikas Swarup, l’autore del romanzo cui era ispirato (titolo originale “Q & A”, poi tradotto in italiano come “Le 12 domande”). La seconda stesura, incorporò alcune sue osservazioni dell’autore, che si è dichiarato infine soddisfatto del film. Come dargli torto, del resto: il romanzo fu certamente un successo, ma il film ha vinto addirittura 8 Oscar tra cui Miglior Film, la statuetta più ambita.
Anche le vendite del romanzo hanno beneficiato di questo buzz positivo: il libro è stato ristampato in più edizioni ed è stato tradotto in oltre 40 lingue.

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